Un restauro ai raggi X
Il restauro, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato accompagnato da una approfondita campagna di diagnostica che ha coinvolto CHNet, con le unità di Firenze e Bologna, e l’INO-CNR, oltre che i laboratori scientifici dello stesso Opificio.
L’unità di Firenze (INFN-LABEC) si è occupata delle misure XRF, utilizzando lo spettrometro compatto a scansione.
L’unità di Bologna si è occupata delle indagini tomografiche, portando presso i laboratori dell’OPD la propria strumentazione portatile.
L’esigenza della tomografia nasceva da una precedente indagine radiografica che aveva evidenziato la presenza di numerose gallerie di tarli nel supporto ligneo. La TAC ha permesso di identificare la precisa localizzazione delle gallerie all’interno del supporto e di evidenziare quali di queste costituissero una minaccia per il prezioso strato pittorico. In questo modo i restauratori hanno potuto valutare l’effettivo stato di conservazione del dipinto e pianificare al meglio l’intervento di restauro.